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La fine dell’era dell’impiego

Design Thinking, Innovazione Professionale, Personal Branding · 13 Gennaio 2015

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Uno degli spunti più interessanti emersi durante la presentazione dell’edizione italiana del volume Business Model You di Tim Clark, presso la libreria Hoepli a Milano lo scorso 9 Ottobre 2014 e che ha visto la presenza anche di Barbara Hoepli:

E ora sessione Q&A #TimClark #bmymilan @LuigiCentenaro @Hoepli_1870 pic.twitter.com/2KuoHQtLFf

— Beople (@beople_it) October 9, 2014


Tim Clark ha spiegato come ormai sia finita quella che la bravissima Heather McGowan definisce Era dell’Impiego (così ho pensato di tradurre “Age of Jobs”, ho fatto bene?), in cui l’approccio alla carriera delle persone era abbastanza lineare, come si evince da questa sua interessante slide:
Age of Jobs
riproposta anche da Tim:

Secondo Tim Clark, L'era del lavoro è durata dal 1950 al 2000 #bmymilan pic.twitter.com/NygdUSeC2n

— Silvia Zanella (@SilviaZanella_) October 9, 2014

L’era dell’Impiego

La situazione prima del 2000 era infatti un po’ questa: si studiava fino ai 20/25 anni, per poi farvi leva per ottenere un buon lavoro, con cui magari pagarsi una casa, dove fare carriera nei successivi 30 o 40 anni e, infine, andare in pensione…
Carriera, casa, pensione! Ahahah

A causa dei grandi cambiamenti che sono avvenuti nella società il comportamento che si nota nelle persone ora è piuttosto differente. Friedman (così come Dan Pink da anni ormai e Ben Casnocha dal fantastico libro Teniamoci in contatto, Egea) ci dice che tecnologia, globalizzazione (i competitor vengono da ovunque), longevità naturale (mi dicono, come spero, che i miei figli facciano parte della generazione 100 anni) e artificiale (la stampa di organi che sono veramente tuoi) e Internet (l’accesso all’istruzione e all’informazione è facilitato) rendono tutto più vicino e accessibile e la crisi post 2008 tutto più complicato in ambito lavorativo. Questo con tre direzioni principali (esaminate per gli USA ma visibili anche in Italia):

  • Up:  l’impiegato con salario alto ma con competenze medie? Sempre più in estinzione (anche se in Italia resiste) per far posto all’impiegato con salario altissimo e competenze altissime (che, se è italiano, va sempre di più all’estero in particolare a Londra, settima città “italiana”)
  • Down: lavori eliminati o “svolti da macchine” e/o dall’outsourcing e sempre più lavori fatti da laureati ma che non richiederebbero una laurea
  • Across: sempre meno “apparire al lavoro e fare qualcosa di medio livello” in cambio di alcuni benefit contrattuali definiti in anticipo, ma sempre di più progetti (engagement) in cui la retribuzione è basata sulla reale contribuzione. Hai presente i Big Data? Sarà sempre più facile misurare tutto.

Quello che più mi interessa è proprio l’aumento dei progetti, sempre più brevi, in qualsiasi tipo di contratto e non sto parlando solo di freelancing…
Riguarda tutti:

  • i giovani in questo difficile mercato, con  le aziende che li fanno scannare a vicenda in assurdi contest per vincere uno stage (!) e i lavori “inventati” o accettati di malgrado
  • le generazioni X che perdono i lavori tradizionali o si buttano nel vuoto senza alcuna competenza commerciale o imprenditoriale
  • i baby boomer come i miei genitori che a 70 anni stanno iniziando a pensare alla loro terza o quarta carriera lavorativa.

Tim rincara la dose con questa citazione:

In the future, everyone will be either a temp or an entrepreneur (In futuro tutti avranno un lavoro interinale o saranno imprenditori)
James Altucher in Choose Yourself

Non sono uno specialista del tema del lavoro e non ho numeri concreti circa il mercato italiano (hai qualche link?), ma da osservatore esterno e privilegiato (tramite la formazione presso associazioni professionali e università), riscontro sempre più spesso tali situazioni.

In questo contesto intravedo 4 problemi per lavoratori (e datori):

  1. Come mi formo per affrontare questo continuo cambiamento e che ruolo avranno le Università?
  2. Come rendo il mio business e la mia vita sostenibile finanziariamente, sia ora che in futuro, in assenza di pensione?
  3. Come mi faccio trovare per una posizione che non so neppure che esiste e che ruolo avrà il Personal Branding sul dipendente del futuro?
  4. In che modo le organizzazioni dovranno predisporsi per gestire tutto questo?

Argomenti che sto riscontrando in continuazione nei progetti in BigName e che tornerò ad approfondire.

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Filed Under: Design Thinking, Innovazione Professionale, Personal Branding Tagged With: Ben Casnocha, Business Model You©, carriera, Dan Pink, Impiego, Tim Clark

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LUIGI CENTENARO

Docente (SDA Bocconi, ESSEC, MIP, Bath, WHU e St. Gallen), fondatore di BigName, gli specialisti dell’Innovazione Professionale in azienda.
Primo Personal Branding Strategist italiano, orgoglioso autore e curatore per Hoepli e fondatore di PersonalBranding.it (2008). Scopri di più...

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