Jennifer Aaker, professoressa a Stanford, è l’ideatrice del modello di analisi della Brand Personality più in voga al momento (dal 1997).
Qualcuno si è preso la briga di metterlo sotto esame e svilupparne uno più in linea con i dettami della psicologia.
Ad esempio, la Professoressa Margaret Geuens offre 5 nuove dimensioni in questo paper. Mi interessa molto l’argomento, perché è parte di un progetto sul personal branding e la influence su cui sto lavorando in questi mesi.
Negli ultimi anni la Aaker si è dedicata anche all’uso dello storytelling nel Branding e al concetto di felicità, analizzando come i Brand possano contribuire alla società. I corsi che tiene a Stanford sono spettacolari.
La felicità in value proposition
Mi ha colpito questo vecchio video in cui parla di Zappos e di come abbia messo in value proposition anche beni intangibili come la felicità e reso liberi i suoi dipendenti di sperimentare, soprattutto sui Social Media.
Personal Brand in azienda
Parafrasando la Aaker, è solo così che possono nascere dei Personal Brand in azienda, offrendo personalità e incrementando autenticità e fiducia in un Brand.
Ed è solo così che possono essere coinvolti dei “Personal Brand” fuori dall’azienda. Come Brendan Ross, the Terminal Man, che approfittando di una super-offerta della JetBlue e della sponsorizzazione di Wired US (over blogging), aveva deciso di viaggiare per un mese senza lasciare mai un terminal.
JetBlue lo ha poi invitato presso la sua sede, lo ha lasciato libero di parlare, lo ha ascoltato e ha imparato, anche quando aveva qualcosa di brutto da dire…
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