Come fare se sei Ford, devi lanciare una nuova auto (B-MAX) e desideri raggiungere in tempi brevi un buon numero di persone appassionate di tecnologia, con un buon potere di spesa, amanti del confort, che vivono in mobilità e sono tipicamente single?
Magari su Twitter o Facebook…
Fai in modo che a parlarne non siano le PR dell’azienda, ma proprio coloro che sono presumibilmente in grado di influenzare le loro scelte…
Reach o relevance
Non quelli che hanno follower a mazzi, non sei interessato ad aumentare l’awareness di una macchina che ha fatto il giro dei saloni come prototipo per almeno 2 anni!
Ricordati: sei già passato da Instagram…
Vuoi proprio quelli che sono rilevanti per i temi e i contesti che ruotano attorno al tuo prodotto.
Una volta saresti andato da un’agenzia che avrebbe invitato ad un evento un bel gruppo di blogger (dicendoti: blogger? the new black!) che avrebbero invitato a loro volta un mucchio di amici stramega-influenti online (“lo conosco da un botto, c’ha un account su un forum di settore che spacca…“) o inviato un omaggio ad una lista di presunti “influencer”: “Domani? Trending topic ovviamente, all day long, anche a pranzo!”
Influencer profiling
Ora non più. Chiami uno degli innumerevoli sistemi di “profiling” tipo il famigerato “gioco online” Klout, PeerIndex o Traackr e rapidamente, in cambio di qualche dollaruccio, ti fai dare una bella lista di persone con a fianco un numero che dovrebbe in qualche modo dare indicazioni sulla loro capacità potenziale di essere influenti (parole non scelte a caso).
Ma non basta…
Gli influencer se la tirano, soprattutto se li definisci tali, si beccano l’omaggio e poi se ne sbattono.
Allora fai in modo che siano loro stessi a chiamarsi in causa…
Usi PeerIndex e il loro servizio PeerPerks che in tempo reale ti dice se un utente ha le caratteristiche giuste per partecipare alla campagna. Basta che faccia un click sul minisito (efficiente e rapido) e l’account Twitter o Facebook dell’utente viene vagliato.
E se va bene:
e si becca un bell’ologramma della macchina ultra avveniristico.
Ma se va male:
sa immediatamente che deve farsi ancora un po’ di mazzo per averlo…
Modalità di engagement
Ma perché dovrebbe fare click o addirittura arrivarci proprio sul minisito?
E qui entra in gioco quello che, al di là del modo con cui hai ottenuto la lista, fa e farà sempre la differenza in questi casi.
E qui si vede quello che probabilmente è stato il valore aggiunto dell’agenzia.
I fattori sono almeno quattro, non esclusivi:
- Gli interessano le macchine, clicca punto e basta e ne parla perché tutte le macchine hanno un perché
- Gli interessano gli ologrammi, è più nerd che geek: clicca perché vuole avere in mano quel dannato ologramma tecnologia militare USA. Ne parla ovviamente
- Vediamo se sono uno degli influencer (pare, dicono, sembra siano solo 1000) e gli ALTRI no: clicca con un po’ di ansia che si trasforma in gratitudine più o meno inconscia: clicca e si sbrodola online
- È la prima campagna di influence marketing veramente accessibile in Italia che sfrutta questi strumenti: CLICCO E NE PARLO.
E non sono il solo…
In realtà io, dopo aver saputo della campagna dall’articolo di Franz Russo su segnalazione di Andrey Golub e aver ricevuto una mail da PeerIndex, ho cliccato anche per il terzo fattore, ma soprattutto per il secondo:
Lascia un commento