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Social media: come sfruttarli proteggendo la nostra privacy?

Personal Branding · 13 Novembre 2008

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Stefano Bendandi è un Blogger e un avvocato che ho conosciuto grazie ai miracoli del Social Networking. Fa parte di ANDIP (Associazione Nazionale Difesa della Privacy) ed è socio AIPSI (Associazione Italiana dei Professionisti della Sicurezza Informatica – ISSA Italian Chapter) ed ANIP (Associazione Nazionale Informatici Professionisti).
Ha pubblicato un interessantissimo eBook sulla tutela della privacy nelle attività di marketing e promozionali, che consiglio vivamente.
Ho ritenuto, quindi, doveroso dargli uno spazio sul 100Log per un argomento molto importante:

La gestione della privacy sui Social Media

Chiunque utilizza le reti o i media sociali, ormai disponibili in grande abbondanza e varietà, in un’ottica di Personal Branding, come l’ebook di Luigi ci insegna, o anche soltanto per fare la conoscenza online di altre persone, si sarà certamente reso conto che una delle loro principali caratteristiche è basata sul paradigma della condivisione verso l’esterno delle informazioni.
Questo aspetto di condivisione ha una duplice sfaccettatura:

* agevola la socializzazione perché, attraverso la pubblicazione di informazioni, favorisce l’instaurarsi di relazioni tra individui accomunati dagli stessi interessi personali o professionali
* riguarda spesso dati personali (indirizzi, recapiti telefonici od elettronici, dati anagrafici, ecc…) o informazioni relative ad azioni o attività che un individuo compie nell’ambito della sua vita online

In alcuni casi, o nell’ambito di particolari piattaforme, l’aspetto della diffusione di informazioni è così preponderante ed immediato da assumere una connotazione, per così dire, di viralità, concetto che, giustamente, richiama le caratteristiche diffusive proprie della categoria dei virus informatici.

Poiché l’utilizzo dei Social Media coinvolge direttamente i nostri dati personali, è naturale aspettarsi che questi ultimi siano gestiti lecitamente e correttamente nel rispetto delle disposizioni di legge, anche comunitarie, applicabili. Tale questione riguarda, però, principalmente i fornitori dei servizi ed esula comunque dalle finalità di questo post.

Rischi
Ciò su cui si vuole invece richiamare l’attenzione è che pubblicare indiscriminatamente e con abbondanza di dettagli informazioni relative alla sfera personale o professionale comporta dei rischi e può avere delle conseguenze dannose a vari livelli:

* furti di identità: ricostruire l’identità di un soggetto, partendo dai suoi stessi dati, può essere a volte un vero e proprio gioco da ragazzi
* attacchi di ingegneria sociale: l’abbondanza di informazioni, socialmente affidabili in quanto fornite dagli stessi interessati, costituisce un autentico tesoro cui gli aggressori possono attingere per confezionare attacchi altamente personalizzati
* attacchi alla reputazione, persecuzione (stalking), minacce, ricatti, spamming: dati di ubicazione e recapiti elettronici, atteggiamenti ed opinioni espressi online possono catalizzare l’attenzione dei nostri potenziali nemici con la stessa facilità con la quale attirano potenziali contatti amichevoli
* perdita di chance od opportunità professionali: molti cacciatori di teste o potenziali clienti possono “celarsi” all’interno delle reti sociali e trarre dai comportamenti e dalle opinioni espresse online utili indicazioni per comprendere gli aspetti caratteriali di chiunque, valutarne la credibilità, l’affidabilità, ecc… con risvolti, non sempre immediatamente intuibili, sotto il profilo lavorativo/professionale
* aumento della sfera di controllo della nostra vita da parte di concorrenti, datori di lavoro (se non ci credete leggete qui) e tutte le altre persone alle quali non faremmo mai avere così tante informazioni, se non dopo averle conosciute

Alcuni potrebbero obiettare che la maggior parte di questi rischi è adeguatamente controbilanciata da meccanismi di limitazione della visibilità dei dati, ma ciò non è purtroppo sempre vero, per queste ragioni:

* molto spesso le impostazioni predefinite in termini di privacy e visibilità dei dati sono piuttosto carenti e pochissimi utenti si preoccupano di valutarle attentamente e di modificarle
* i meccanismi di visibilità possono essere aggirati attraverso le connessioni dirette e tutti sanno con quanta facilità è possibile diventare “amici” di chiunque dimenticando, magari, che la foga di accrescere la propria visibilità in rete induce un atteggiamento superficiale che non rientra nelle nostre normali abitudini

Che fare allora?
E allora cosa possiamo fare dinanzi a questi rischi ? Dobbiamo per forza rinunciare agli innegabili vantaggi che i social media ci offrono ?
Non necessariamente, però è opportuno cominciare ad adottare un atteggiamento prudente, ad esempio:

* valutare preventivamente la rispondenza tra le caratteristiche di ogni singolo strumento e le esigenze concrete: se desidero soltanto fare nuove amicizie online è veramente utile che io mi iscriva ad un network orientato al business professionale ?
* valutare attentamente le funzionalità e l’impatto, in termini di privacy, di ogni piattaforma: che tipo di approccio caratterizza la singola piattaforma, relativamente al trattamento dei miei dati personali, e quali misure od accorgimenti essa offre a protezione di questi ultimi ?
* ridurre al minimo i dati e le informazioni pubblicate: qual è l’insieme minimo di dati che devo rendere obbligatoriamente pubblico per accedere ai servizi offerti da una specifica piattaforma ?
* la modifica di tutte le impostazioni predefinite di privacy di ogni piattaforma o strumento: è realmente necessario che chiunque possa visualizzare il mio status online o conoscere l’ubicazione esatta in cui ho la residenza o il centro dei miei affari ?
* considerare con attenzione tutte le richieste di connessione diretta, a meno che non provengano da individui che conosciamo già di persona: nel mondo reale se qualcuno vuole entrare in contatto con noi non ci accertiamo prima di quali siano le sue reali motivazioni ?

Insomma, occorre agire con un po’ di buon senso, cum grano salis, come direbbero i saggi latini.
Solo così si potranno ridurre effettivamente gli svantaggi dei social media, senza rinunciare ai loro aspetti positivi, nell’attesa di acquisire una maggiore dimestichezza e conoscenza di tutti gli aspetti di questi strumenti affascinanti.

Stefano Bendandi
http://stefanobendandi.blogspot.com

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Filed Under: Personal Branding Tagged With: privacy, Social Media, Stefano Bendandi

Luigi Centenaro

Reader Interactions

Comments

  1. Diego says

    14 Novembre 2008 at 23:52

    Il problema è che sta diventando un po’ ingestibile la cosa, sopratutto su FaceBook…

    Rispondi
  2. Massimo says

    29 Novembre 2008 at 10:11

    Sicuramente interessante, apre orizzonti (ambigui) non immediatamente percepibili.

    Rispondi

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LUIGI CENTENARO

Fondatore di BigName, gli specialisti dell’innovazione di persone e team in azienda. Ha insegnato presso SDA Bocconi, ESSEC Paris, POLIMI, Bath soM, IE Madrid, WHU Düsseldorf e St. Gallen.
Primo Personal Branding Strategist italiano, orgoglioso autore e curatore per Hoepli e fondatore di PersonalBranding.it (2008). Scopri di più...

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