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La fragilità della piattaforma Internet

Misc · 2 Agosto 2008

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Con SlideShare l’ho presa bene, vedi post precedente…
Twitter ci ha assillato con balene sorridenti in homepage, ma anche la timida comprensione per il loro povero ex CTO di chi, come me, lavora su sistemi su cui girano milioni di utenti e ogni tanto ha gli incubi…
Per non parlare di tutti quelli che facevano community seriamente su Twitter e hanno dovuto migrare in massa su FriendFeed e non senza qualche frustrazione…
Disqus promette di far esportare i commenti e rimetterli su WordPress da mesi… ma per ora niente…
Almeno ci ha regalato una sola ora di downtime (dichiarato).
Ora ci si mette anche SiteMeter, il veterano della rete, che io stesso uso da anni con soddisfazione:
in questo momento regala ai miei visitatori che usano Internet Explorer, questo delizioso e confortante messaggio di errore:
Sitemeter issue on Internet Explorer

Era Tim O’Reilly che parlava di “Internet come una Piattaforma“? No aspetta… erano quelli di Netscape…

Troppi utenti e poche risorse?
Architetture orientate ai servizi, ma meno alla loro esercibilità?
O, più semplicemente, il pericolo del troppo successo?

UPDATE: situazione risolta, come annunciato da Mashable e dal Blog di Sitemeter.

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Filed Under: Misc Tagged With: disqus, sitemeter, slideshare, Twitter

Luigi Centenaro

Reader Interactions

Comments

  1. Roldano De Persio says

    2 Agosto 2008 at 17:35

    Ciao Luigi,

    proviamo a vedere al cosa da un punto di vista di vista diverso anzi opposto.

    Mi sai dire quanto è il fatturato e quante ore di lavoro si persono in tutto il mondo per interventi tecnici volti a ripristinare la posta di utenti che usano office 200x o che usano sistemi operativi a dire poco scomodi?

    Inoltre se siamo arrivati a far diventare il backup una necessità un motivo ci sarà pure.

    Ora prima di sparare sul povero pianista (internet) con le sue aplicazioni leggere non sarebbe meglio cominciare a produrre sistemi operativi più efficienti e meno pesanti di quelli che girano sulle nostre macchine?

    Che ne pensi?

    C'è qualcosa che mi dice che tu sei un autorità sull'argomento 🙂

    Rispondi
  2. Roldano De Persio says

    2 Agosto 2008 at 17:37

    zorry per i refusi e gli orrori ortografici ma quando si scrive di fretta 🙂

    Rispondi
  3. Marco Ullasci says

    2 Agosto 2008 at 22:20

    Il commento del signor Roldano De Persio mi stimola alcune riflessioni.

    Opero, pagato, da 20 anni nel settore dell’informatica ed il backup per la mia esperienza non e’ una necessità emersa di recente: esiste da tempo benché ancora oggi in realtà medio-piccole sia una attività spesso dimenticata o realizzata in maniera non sistematica; spesso nonostante eventi che hanno causato la distruzione di rilevanti moli di dati la cultura del backup non entra a fare parte del bagaglio dei singoli e delle organizzazioni.

    L’idea di produrre sistemi più leggeri si scontra normalmente con le esigenze di modularità, astrazione, robustezza, riusabilità.
    Chiunque abbia programmato per lavoro ha potuto toccare con mano quanto lavoro fa risparmiare usare librerie preesistenti a scatola chiusa anche se si poteva evitare l’uso della libreria intera ricompilando solo i pezzi necessari.
    Non e’ un caso se nessuno si sognerebbe oggi di scrivere in assembler il gestore delle finestre di windows: sarebbe una fatica destinata al fallimento o sul piano della funzionalità o della tempistica o del costo; o di tutte e tre ovviamente.

    Nell’ambito delle applicazioni embedded, che tipicamente hanno a disposizione hardware piuttosto modesto, se il dispositivo ha funzioni di sicurezza le normative internazionali prescrivono accorgimenti e tecniche che richiedono di evitare praticamente tutte le tecniche che permettono la ottimizzazione estrema della applicazione a tutto vantaggio di una maggiore qualità del software: usare una locazione di memoria condivisa e’ sicuramente più veloce che usare un passaggio come parametro ad una funzione, ma non è più sicuro.

    Che le applicazioni internet siano leggere e’ a mio parere piuttosto opinabile a meno che non si voglia considerare applicazione il solo front-end che gira sulla macchina dell’utente finale senza contare tutto quello che accade dietro le quinte.

    Da ultimo non mi pare che si stesse sparando su internet, ma che si stesse evidenziando come sia tutt’altro che semplice fare applicazioni per grandi utenze e quindi fosse il caso di non sparare nemmeno su quelle persone che avendo la responsabilità dei sistemi o di loro parti ci perdono sicuramente il sonno e spesso la salute e la pace in famiglia.

    Rispondi
  4. Luigi Centenaro says

    2 Agosto 2008 at 22:40

    Eheh…
    Effettivamente se ne perdono tante di ore dietro problemi di questo tipo…
    🙁

    La cosa positiva è che sembra tutto tornato normale lato sitemeter…
    Meglio così!

    Rispondi
  5. Luca says

    20 Agosto 2008 at 19:15

    Anche io (con sfumature diverse) mi sono posto la stessa domanda sul mio blog. E’ scaturita una interessante discussione. Rimango convinto che il problema è alla radice. Internet (l’infrastruttura intendo) non è nato per questo. I broswer non sono in grado di supportare un peso cosi grande.

    Rispondi
  6. Luigi Centenaro says

    22 Agosto 2008 at 11:21

    Penso Luca faccia riferimento a questo:
    http://www.lucasavastano.it/index.php/2008/07/09/…

    Rispondi

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LUIGI CENTENARO

Fondatore di BigName, gli specialisti dell’innovazione di persone e team in azienda. Ha insegnato presso SDA Bocconi, ESSEC Paris, POLIMI, Bath soM, IE Madrid, WHU Düsseldorf e St. Gallen.
Primo Personal Branding Strategist italiano, orgoglioso autore e curatore per Hoepli e fondatore di PersonalBranding.it (2008). Scopri di più...

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